Viviamo in un’era in cui la scienza sta riconoscendo ciò che gli esseri umani sapevano da secoli: la compassione non è un lusso, è una necessità per il nostro benessere, la nostra resilienza e la nostra sopravvivenza.
(Joan Halifax)
Self-Compassion è abbracciare noi stessi con comprensione e sollecitudine quando attraversiamo un momento di difficoltà proprio come faremmo con una persona cara.
Questo è l’aspetto tenero, morbido, confortante e lenitivo della Self-Compassione.
Ma, a volte, può essere necessario prenderci cura di noi stabilendo confini salutari o non permettendo ad altri di procurarci danno e dolore. Per questo la Self-Compassion non è soltanto morbida, delicata e accogliente, è anche dura, fiera e feroce, direttiva e assertiva.
Una metafora utile a cui possiamo attingere per capire questi due lati della Self-Compassion, propone Kristin Neff, è il concetto di yin e yang, che ha origine dall’antica filosofia cinese secondo il quale ci sono due aspetti di un principio energetico universale che sono in costante dialettica. Lo yin rappresenta l’immobilità e lo yang il movimento. Lo yin è un’energia morbida, cedevole, ricettiva, che nutre, mentre lo yang è un’energia stabile, forte, che comanda, orientata all’obiettivo. Lo yin è associato al femminile e lo yang al maschile, entrambi considerati aspetti essenziali dell’essere umano.
- Lo yin della Self-Compassion contiene l’intenzione di essere con noi stessi in un modo compassionevole e ci permette di offrirci cura e guarigione.
- Lo yang della Self-Compassion riguarda l’intenzione di agire nel mondo per alleviare la sofferenza, proteggendo, provvedendo e motivando noi stessi.
La compassione richiede forza, determinazione e coraggio all’interno di un contesto emotivo di gentilezza e connessione con gli altri. Come piantine nel terreno in attesa di essere nutrite e lasciate crescere.
(Paul Gilbert)
Yin e Yang devono essere in equilibrio.
Uno sbilanciamento verso lo yin potrebbe confondere la compassione con la compiacenza; l’accettazione e la comprensione senza discernimento non ci permette di proteggerci da situazioni nocive (Paul Gilbert la chiama compassione sottomessa).
Possiamo così chiarire dei fraintendimenti: la compassione non è qualcosa di sdolcinato, essere buoni, passivi, subire, sopportare o cose simili. La Self-Compassion ci può aiutare ad uscire dalle dipendenze di vario genere; ci può sostenere per ritrovare la forza di dire no in situazioni critiche nelle quali in genere diciamo sì; ci permette di dare valore a ciò che è importante per noi.
Come si esprimono i tre elementi della Self-Compassion, gentilezza verso sé, senso di umanità comune e mindfulness quando il suo scopo è quello di proteggerci?
– Quando affrontiamo un pericolo la gentilezza verso sé diventa coraggio, audacia, forza, per abbandonare la barca prima che vada a fondo, affrontando anche acque gelide e tempestose: lasciamo un lavoro, chiudiamo una relazione, lottiamo contro un’ingiustizia e difendiamo i nostri diritti, quando diventano contesti tossici per noi.
– La seconda componente della Self-Compassion, il senso di umanità comune, potenzia questa forza coraggiosa e ci fa uscire dal senso di solitudine e di impotenza. Quando le persone condividono la propria esperienza con altre che stanno affrontando le stesse difficoltà superano la paura e la vergogna che le teneva bloccate e sviluppano una forza naturale inarrestabile (pensiamo a tutti i movimenti di liberazione non violenti: La Forza della verità di Gandhi, al Movimento per i diritti civili degli afroamericani di Martin Luther King, a Malala e la sua azione a favore dei diritti civili e il diritto all’istruzione delle donne e tanti altri grandi e piccoli movimenti di donne e uomini che quotidianamente affrontano le loro battaglie).
Non siamo soli!
Ogni volta che proteggiamo noi stessi, proteggiamo anche gli altri, quelli che ci sono attorno e quelli più lontani. Un flusso di compassione che si propaga nello spazio e nel tempo dell’ umanità.
– La terza componente della Self-Compassion, la mindfulness, dà chiarezza e saggezza alla nostra verità. La mindfulness toglie il velo dell’identificazione e dell’inganno e ci mostra le cose come sono, senza esasperare e senza minimizzare, quando ci viene fatto del male (ad esempio quando subiamo abusi e violenza fisica, emotiva e mentale).
La compassione feroce è saggia perché mantiene una prospettiva più ampia, aperta, che va nella direzione del nostro benessere e del benessere dell’altro (come quando diamo limiti protettivi ai nostri ragazzi).
Senza una chiarezza di intenti la nostra azione potrebbe essere impulsiva e sconsiderata.
Perciò, per proteggere noi stessi con forza e potenza, l’azione dovrà ugualmente essere bilanciata da una compassione tenera e amorevole per non diventare nociva e distruttiva.
Possiamo contare sulla feroce Mamma Orso che lotta per ciò che è giusto e sulla Mamma tenera che ci nutre durante il nostro viaggio.
(Kristin Neff)
Espressione della Self-Compassion * | |||
Scopo | Gentilezza verso sé | Umanità comune | Mindfulness |
Essere con | amorevolezza | connessione | presenza |
Proteggere | coraggio | potenziamento | chiarezza |
Provvedere | appagamento | equilibrio | autenticità |
Motivare | incoraggiamento | saggezza | visione |
* Tabella tratta e tradotta da: Kristin Neff, Fierce Self-Compassion: How Women Can Harness Kindness to Speak Up, Claim Their Power, and Thrive.
Yin è amorevolezza, tenerezza e conforto verso sé in connessione e consapevolezza.
Yang è protezione feroce, in chiarezza e potenza; è provvedere ai nostri bisogni profondi come essere umani con equilibrio e autenticità; è incoraggiare noi stessi per motivarci con saggezza e visione.
Anche nel provvedere a noi stessi dovremo bilanciare il dare e ricevere. Se prevale il dare potremmo ritrovarci privi di energie, esausti e pieni di risentimento. Se prevale il provvedere a noi stessi senza la cura, la gentilezza e l’attenzione verso gli altri potremmo rimanere intrappolati nell’isolamento dell’egoismo.
Così come l’auto-motivazione, oltre che stimolante e determinata, dovrà essere morbida e compassionevole per non trasformarsi in un duro e intransigente perfezionismo.
Lo stato di compassione come fremito del cuore sorge con l’equanimità. Potete immaginare uno stato mentale nel quale non ci sia un amaro e biasimevole giudizio di noi stessi e degli altri? … Cosa accadrebbe se guardassimo noi stessi e tutte le diverse cose che vediamo e non ne giudicassimo neanche una? Ci accorgeremmo che alcune cose portano dolore e altre felicità, ma non ci sarebbe condanna, colpa, peccato o paura. Quanto sarebbe meraviglioso vedere noi stessi, gli altri e il mondo in questo modo! Quando vediamo solo la sofferenza e la fine della sofferenza, allora sentiamo la compassione, allora possiamo agire in modi energici e forti, ma senza gli effetti corrosivi dell’avversione.
(Sharon Salzberg)
Lo yin e lo yang della Self-Compassion sono due modi, ugualmente essenziali, da integrare nella nostra esperienza per risvegliare e coltivare la nostra capacità di prenderci cura di noi, degli altri e del mondo in cui viviamo.
Concetta D’Abbraccio